venerdì 13 febbraio 2009
Mario Giordano e lo stile
Perdonatemi se userò uno stile un po' troppo colloquiale ed informale, che mal si adatterebbe ad uno spirito educato, ma, nel senso, ma come cazzo si fa leggere una merda di editoriale del genere senza che ti girino le palle? Perdonate la miseria del linguaggio, torno immantinente alla mia consueta eleganza. Abbiate la cortesia di piluccare l'articolaccio del direttore de Il Giornale, quotidiano di proprietà illustrissima, e di altrettanto illustre scempiaggine. La faziosità va rispettata come indizio di onestà e franchezza. La disonestà intellettuale si traveste da obiettiva dissertazione, si condisce di spirito - di patate in questo caso - e s'infervora degli umori della base. Quale contenuto s'avverte in tanto, mai abbastanza spregiato, eloquio? Non desidero considerare gli argomenti, seppure ve ne siano, del troiaiume (ops, non volevo, boccaccia mia abbi a cuore la civiltà) che abbiamo letto, e nemmeno le numerose aporie. Consideriamo in vece lo stile. Perché è nello stile che si scova l'indizio della povertà intellettuale dello scrittore. L'intero editoriale s'impianta sull'associazione ciclica, principiata nell'esordio e ricordata in conclusione, fra la "sinistra" caciarona e la costituzione che essa vuole rappresentare, con lo slogan "la costituzione siamo noi". Da questa infantile trovata si sviluppa l'argomentare decorando con posticci infamie l'altrui sembiante, al fine di ridicolizzare la stessa rappresentatività, ed in questa maniera passare per estimatori critici della Carta. Durante questo retorico e quanto mai spoglio dissertare, l'arricchimento del discorso si vale di malriuscite metafore e giuochi di spirito. Vorrebbe essere artifizio retorico questo: "hanno usato la Carta solenne come se fosse il Mocio Vileda"? Vorrebbe essere spiritoso questo: "tanto, si sa, a caval Donadi non si guarda in bocca"? Mascherare la propria disonestà intellettuale richiede assai maggiore arguzia, caro il mio deficiente direttore, ed un maggior talento. Con mascherante affabilità. Un suo affezionato lettore.
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5 commenti:
Mi sembra che anche il titolo si contraddistingua per "spirito di patata", inoltre e' falso che Di Pietro ha chiamato "mafioso" Napolitano, come ha confermato la Procura di Roma chiedendo l'archiviazione per il presunto reato di vilipendio al Capo dello Stato, e come risulta chiaro da una banale analisi logica delle frasi pronunciate dall'ex-magistrato, che in tale occasione era riuscito a utilizzare in maniera ortodossa la lingua italiana. Credo che Tonino non si lascera' sfuggire l'occasione per querelare il "nostro".
La campagna di Mario Giordano contro Di Pietro è inquietante e a tratti irritante e denota, come del resto per Daniele Capezzone, la capacità di Berlusconi di comprarsi persone per pochi soldi e imporre una stampa di regime...
Ahah, Mario Giordano, mi suscita sempre ilarità sentire la sua vocina indignata. Non riesco a prenderlo sul serio, è troppo buffo, sia fisicamente che intellettualmente. Gli unici "ragionamenti" che è capace di elaborare sono pedestri negazioni di quello che la parte a lui avversa sostiene. Non arrabbiarti, non ne vale la pena!
Se ne facciamo una questione di puro stile, questo editoriale ha fatto a cazzotti con la lingua e, soprattutto, la sintassi italiana. Divertente come i commenti dei naviaganti sul sito si spertichino in complimenti e celebrazioni dell'"ironia" (sic!) del direttore. Sulle questioni di merito ogni improperio è troppo blando. La cosa fastidiosa è che sanno di mentire, di montare accuse inesistenti nella palese sicurezza di restare impuniti (a parte "qualche" multa, peraltro mai citata nel sistema mediatico), di non rischiare nessun richiamo neppure dall'ordine dei giornalisti, figurarsi dal mondo politico. Sinceramente non so cosa potrebbe dire Montanelli del suo ex giornale, ma anche se avesse potuto dire qualcosa avrebbero dato pure a lui del filosovietico. Se penso che i finanziamenti pubblici all'editoria servano a questo...
L'editoriale (eufemismo) di Mario Giordano sembra scritto da un dodicenne: usa giochi di parole vomitevoli (Oscar, Donadi/donato); aggira il nocciolo della questione con irritazione sbrigativa ("ma difesa da che?"); ricicla ironia di partito ("Per fortuna la Costituzione non è ancora ridotta così") che solo agli occhi obnubilati di un lettore del Giornale non appare nel suo chiaro lapsus linguae (non è ancora ridotta così... ma la ridurremo come ci pare molto presto); mostra segni di squilibrio mentale-retorico evidenti ("Il torto più grande che si può fare alla Costituzione è proprio questo": allora si ammette o no che Berlusconi ha fatto torto alla Costituzione?); misteriosi allusioni di cui nulla è svelato ("La Costituzione non può essere un girotondo...E non preoccupatevi se non sapete perché": sì, ma spiegalo a noi poveretti!); per tacer dello stile ("Costituzione" ripetuto 10 volte, in un articoletto di 2500 battute, che così 144 son fatte!) e dell'ignoranza storica (ehi, ciccio, Scalfaro ha fatto parte della Costituente).
Insomma, per usare un traslato di aristofanesca memoria, questo editoriale è una merda: c'è solo da immaginare quale ne sia la provenienza.
Grazie per averlo segnalato! Ora so quanto in basso sia caduto il giornalismo.
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