mercoledì 22 settembre 2010

L'alfabeto Morris

Uno pensa di essere sfigato, che non ha mai vinto concorsi a premi, pure ingurgitando tonnellate di merda con i punti sopra.

E quando andavo al bar, li guardavo i tizi che al cornetto e al cappuccino ci aggiungevano sempre un tiro di dadi, un grattevvinci. Un giornale e un grattevvinci, una pasta e un grattevvinci, un succo due caffè tre grattevvinci. Quelli lì ogni mattina una speranza si comprava a due euro o quel che è. Chiamarli stupidi si faceva presto, e in effetti non ci si sbagliava di molto. Però c'era quella cosa: la routine della speranza.

Questo vecchio, la mattina, con gli abiti neri ingrigiti dall'uso, i capelli dal tempo e gli occhi dalla cataratta, era un routinario della speranza. La colazione non la faceva: s'aggirava per i tavolini lì nel patio, piluccava qualche giornaletto di provincia, ma, a mio parere, nemmen arrivava a capire le figure. Tutti i giorni, come fosse un'ape con la sua danza dell'amore, svoltava tra i tavoli sempre uguale, lui e le svolte, e in meno di dieci minuti s'appressava al banco: un grattevvinci. Io credo che la gran parte della sua giornata si svolgesse nell'attesa di quella danza che l'accostava alla speranza. Io l'immagino che estratta la moneta dal portasoldi, grattata via la copertura dorata, lui compisse un rito. Non le guardava le robe che uscivan sotto, non credo che capisse il gioco come doveva andare, né che potesse leggere alcunché. A grattare l'aiutavan la vecchiaia e la morte, col tremore.

Io al bar ci andavo per farmi i fatti miei, non è che mi interessasse quell'umanità stantia, acchiappata nel giorno che viene, e capitò un giorno per caso che ci incontrai il vecchio. Era la mattina assai presto, e questo lo si spiega con l'insonnia dei vecchi e con l'impazienza pel rito. Ci riandai un paio di volte, a quell'ora, per vedere se ce lo ritrovavo, il vecchio. Poi non smisi, quando arrivava il vecchio ero già lì da qualche minuto, e la mia routine era pure questa: me lo guardavo, ingollavo quello che rimaneva della colazione e me ne andavo.

Era un bel mercoledì d'inverno: le giornate che ti immagini il Cristo crocefisso sotto quel cielo: le masse d'acqua nere che si muovono nell'aria come gigantesche aeronavi non umane: il vento che sferza e fischia: l'anima delle persone che si rattrappisce pel freddo nel didentro. Il patio era chiuso dalle tende di plastica, e riscaldato da un paio di sifoni col collo dorato. Il vecchio scostò il tendino dell'ingresso e cominciò la danza. Dieci minuti ancora al grattevvinci. Io l'ho visto che quella volta il vecchio era venuto accompagnato. Quando arrivò al bancone, al solito, si grattò la sua schedina col tremore suo. Io non ve l'ho detto che lui le schedine le buttava appena finito di grattare, ma il macchinista di quel bar lì alla cassa le guardava per lui, di soppiatto ché non gli era stato chiesto. Quella volta s'udì distinto.

«Signore! Prego, signore!» Non si gira. Il macchinista chiama ancora: «Signore, guardi, venga qui per cortesia.»

Ho sempre pensato che il vecchio fosse una persona di quelle che i vucumprà gli rifilan sempre la roba, che non sanno dir di no: di quelle che i tossici ci fan le collette sopra. O forse, che ne so, pensava d'essersi dimenticato di pagare. Altrimenti non sarebbe tornato.

Confabulano un po', il pubblico non sente. S'avverte la voce preoccupata del macchinista: cresce di volume. Ci s'accorge di un «sta bene. .. Maria, porta un po' d'acqua.. Chiamate qualcuno per favore, Gianni porta una sedia.»

Quel vecchio aveva vinto. Cento euro, forse duecento, ed era morto. L'ambulanza bloccata dal temporale che aveva principiato a batter violento sul telone del patio. Le persone fingevan d'agitarsi; qualcuno s'agitava sul serio. La maggior parte, credo io, stava congegnando se ci fosse una maniera per utilizzare quel biglietto da 200 euro senza apparir cinici. Io me ne andai nel temporale, che la fortuna sua m'aveva portato via il mio passatempo.

Uno pensa di essere sfigato, che non ha mai vinto concorsi a premi, pure ingurgitando tonnellate di merda con i punti sopra, che poi arriva sempre un tizio che ti dice che in qualche parte del mondo c'è qualcuno senza braccia, e senza gambe, e senza testa, che comunica scorreggiando nell'alfabeto Morris.

il mio pezzo per Cronache di una sorte annunciata, che si carica da qui.

lunedì 20 settembre 2010

Mamma li moderati!

L'altro giorno guardavo Di Pietro da Giannini — Giannini mi fa un po' impressione — e insomma si parlava del più e del meno, con Di Pietro che vabbè. E niente, una cosa tira l'altra, si è arrivati alla questione dell'elettorato moderato, se si può fare a meno di Casini. Al che uno dice diolupo, dopo sente Di Pietro che dice una cosa tipo: "Oh, ma oh, ma ghghghghg tanto va la gatta al lardo le mezze stagioni cca' nisciun è fess' " e poi posa gli occhialetti, ritorna in posizione eretta e dice tipo: "Ma io sono un moderato, ma che scherziamo! Io so' cattolico, vado a messa tutte le domeniche."

Io sono cattolico allora io sono moderato, mi pareva un'affermazione un po' così, d'azzardo. Allora, con lo spirito della scienza sperimentale mi sono armato di partitaiva, ho comprato un paio di bambini da un frocio qui dietro l'angolo, li ho legati per le zampe e mi sono recato presso il Santo Uffizio per chiedere in cambio un'intervista al capo di tutti i moderati, il Santo Papà. Come sapete, il Santo Papà non è solito prestare i suoi amabili ingegni alle domande, e nemmeno per quei capponi ha fatto un'eccezione. Intendiamoci, se li è presi, poi mi ha lasciato un biglietto da sotto lo stipite. Diceva: "No, a tutto". E niente, allora per essere sicuri ho cominciato a fargli le domande sui dei fogliettini — da dentro nel mentre venivan dei versi! — e lui man mano mi rispondeva da sotto.

"libertà di espressione?"
"no"
"libertà individuali?"
"no"
... specifico ...
"Pornografia, sesso protetto, sesso prematrimoniale, masturbazione, divorzio, aborto, famolo strano, orgasmo femminile, femmine, videogames, film al cinema, google, harrypotter, la partita alla domenica, i libri, matrimonio omosessuale?"
"no, no"
"la scienza? l'evoluzione, il libero pensiero, la ricerca, le cellule staminali, l'analisi preimpianto? il vaccino?"
"macché, no"
"la scuola pubblica?"
"no, meglio di no"
"la violenza? mai? mai mai?"
"mai. Porgi l'altra blabla"
"diritto a morire?"
"no"
"le femmine ha detto?"
"no, le femmine no"
"le tasse?"
"le tasse no"
"Niente niente?"
"Ma mica gli altri, gli altri sì. A noi no, niente"
"il riscatto sociale?"
"no, meglio di no."
"Il venerdì?"
"Pesce"

venerdì 17 settembre 2010

Cronache di una sorte annunciata

Dicono che oggi sia venerdì 17, e noi razionalisti che non crediamo alla sfiga però non possiamo esimerci dalla celebrazione di questo fortunatissimo giorno.

A tal proposito, il CICAP organizza ogni anno la giornata anti superstizione, mentre soltanto questo specialissimo anno è uscito l'attesissimo gratuitissimo ebook collettivo curato dalla Barabba edizioni.

Dentro c'è un racconto mio, e quindi va letto tutto. Si scarica da qua: http://barabba-log.blogspot.com/2010/09/cronache-di-una-sorte-annunciata-un.html e per adesso, che ho potuto leggere soltanto a spizzichi, vi consiglio vivamente il pezzo di Cratete, e quello di Thuna, il pezzo di Azael sulla fiducia, e l'illustrazione di Tostoini.

Sulle prescrizioni mediche obbligatorie

Se c'è una cosa che mi manda al manicomio è questa pretesa degli Stati di fare i papà alle persone. Non fare quello che poi ti fai male, mettiti la cinta che se sbatti colla macchina poi, mettiti il casco bla bla bla. Un aspetto particolare di questo fatto è la prescrizione medica obbligatoria. A che serve? A fare in modo che alcuni farmaci non possano essere presi senza controllo perché pericolosi per la salute:
I medicinali soggetti all'obbligo di prescrizione medica presentano queste caratteristiche:
a) possono presentare un pericolo, direttamente o indirettamente, anche in condizioni normali di utilizzazione, se sono usati senza controllo medico;
b) sono utilizzati spesso, e in larghissima misura, in modo non corretto e, di conseguenza, con rischio di un pericolo diretto o indiretto per la salute;
c) contengono sostanze o preparazioni di sostanze la cui attività o le cui reazioni avverse richiedono ulteriori indagini;
d) sono destinati a essere somministrati per via parenterale, fatte salve le eccezioni stabilite dal Ministro della Salute, su proposta o previa consultazione dell'AIFA
Addirittura è prevista la prescrizione medica obbligatoria non ripetibile per quei farmaci che, oltre alle caratteristiche sopra elencate
possono determinare, con l'uso continuato, stati tossici o possono comportare, comunque, rischi particolarmente elevati per la salute.
Ora, il compito di uno Stato liberale, il solo compito, è quello di garantire la libertà. Punto. Fornire le possibilità per accedere a un qualsiasi livello di istruzione, educare alla buona cittadinanza, proteggere i propri cittadini dalla violazione delle loro libertà. In questo caso, invece, lo Stato si intromette nei cazzi delle persone, dicendo loro che non possono fare una cosa perché altrimenti fanno dànno a loro stessi, senza che — tralasciando la questione dei farmaci antibiotici che possono essere un rischio per la salute di tutti, e per i quali è lecito prevedere delle limitazioni d'uso — ci sia una ragione di salute pubblica o di interesse pubblico nel farlo.

Ancora più odiose sono le prescrizioni mediche obbligatorie, dettate da una sorta di puritanesimo aggiuntivo, un moralismo piuttosto schifosetto, ad esempio nel caso della prescrizione obbligatoria per la pillola contraccettiva, la quale, tra l'altro, viene prescritta normalmente senza nessuna visita, in maniera automatica dal medico di base. Uno telefona, e il medico gli lascia la "ricetta" fuori dalla porta.

In genere, è così che funziona. Le prescrizioni mediche sono una prassi piuttosto fastidiosa e noiosa, che occupano la maggior parte del tempo dei medici di base, e che nulla hanno a che vedere con l'educazione alla salute del paziente, come è vero che una legge di tipo proibitivo non supplirà mai alla mancanza di cultura.

Il bel giorno che lo Stato smetterà di fare il papà dei suoi cittadini, sentendosi in diritto di impicciarsi del diritto delle persone a disporre del proprio corpo, sarà un giorno di quelli da sorridere al mondo.

giovedì 16 settembre 2010

L'ignoranza è di conforto per le opinioni deboli.


Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete. Così apre un particolarissimo motore di ricerca del Colorado: lo scopo di SeekFind, nome che riprende dalla traduzione evangelica anglofona del passo di Matteo, è di fornire risultati che siano "God-honoring, biblically based, and theologically sound Christian". Di fornire soltanto quei risultati, vorrebbe più chiaramente dire la didascalia.

Così, se si cerca "Sex" il primo risultato conduce a un lungo pippone nonsense sul valore della verginità prematrimoniale, se si cerca "Jenna Jameson" ci dobbiamo invece accontentare della recensione "cristiana" del film "The Promotion", una pellicola di secondo piano nella quale però recita una tale Jenna Fischer, la quale per nulla somiglia alla nostra Jenna.

Se invece cerchiamo Charles Darwin, uno di quei pochissimi che sono riusciti a rivoluzionare con una teoria semplice la maniera di guardare al mondo, ecco che il punto di vista cristiano non manca di ricordarci, in tutti i suoi risultati, che la selezione naturale sarebbe una teoria in crisi:
today we know that natural selection is a deficient mechanism, even in light of genetic mutation. In fact, with the tremendous advances we've made in molecular biology, biochemistry and genetics over the past fifty years, Darwin's theory has become "a theory in crisis."
Analoghi motori di ricerca, per gli islamici — come dubitarne — e persino per gli ebrei stanno riscuotendo un crescente successo.

È questo il mondo che la religione vorrebbe che vedessimo, un mondo con un'unica verità consentita, privo di insidie intellettuali. Un mondo di imbecilli o babbei rinchiusi in una scatola opaca, che impedisce loro di accorgersi dell'abisso sul quale sono sospese le deboli idee che sono state loro propinate. Non si deve certo dimenticare che la Chiesa Cattolica arrivò a mettere all'indice dei libri proibiti persino la sua stessa Bibbia!

La forza delle idee si misura con la libertà di espressione, e questa piccola operazione metrica ve la lascio come compito a casa.

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venerdì 10 settembre 2010

#nonpiaceafrancescocontini

Dio Amsterdam il Vermentino il Gazpacho l'avatar di Divara l'iPad la geolocalizzazione le battute di Cozla un eccessivo crippling la birra alla tequila la recensione su FALS di Woland il congresso provinciale IdV i pink floyd l'avatar di Ipathia L'ironia amara su fatti di crudissima attualità politica La disquisizione teologicolingustica la parola Entropia la foto di Di Pietro i chitarristi dren dren Cristicchi la pera del Monopoli il gatto L'idea che la gente possa conoscere la madre della sua ragazza Di certo il fatto che Woland e Zadigone stanno bevendo un BotteBuona Lasciare la champions a questi poveri tedeschi la penuria di scelta di un certo livello Quel post del partito democratico la chat la gente che ride Giocare con Matteo Renzi la millenaria saggezza cinese Fabrizio De Andrè lavorare e tutto il resto

giovedì 9 settembre 2010

Sui miracoli

Il Dio immaginato dalle grandi religioni monoteistiche soffre di una decisa contraddizione: l'idea è quella di un Dio trascendente, eppure è necessario che esso possegga un rapporto col mondo, perché abbia un qualche carattere di esistenza.

Il Cristianesimo, in particolare, si fonda essenzialmente sul miracolo, e dunque sui miracoli. Il Miracolo è il Dio in terra, la resurrezione, e per questo l'intervento divino nel mondo è l'essenza stessa dell'idea di Dio che la dottrina possiede. Dunque, qualunque cosa ne dicano i teorici dei cosiddetti magisteri non sovrapponibili, è compito della scienza occuparsi di questo Dio fenomeno alteratore delle leggi naturali, osservabile attraverso i miracoli. Lasciate che d'ora in poi mi riferisca, per comodità, alla religione cattolica romana blabla, che è preponderante in termini culturali alle nostre latilongitudini. Si potrebbero fare discorsi analoghi, o comunque poco dissimili, in riferimento ad altri culti e credenze, e magari prima o poi qualcosa scriverò.

Ordunque, sebbene un credente di quelli nostrani debba, per definizione, credere nel Vangelo e nei miracoli relativi, egli può dubitare di tutti quegli altri che non sono nel mentre stati dogmatizzati ex machina. In genere la Chiesa istituisce delle commissioni pseudoscientifiche che dovrebbero imparzialmente valutare la consistenza miracolosa di un certo evento, al fine di somministrare ai fedeli, dopo un lungo processo di indagine, una bella pastiglia di extrafede che coadiuvi la necessaria preesistente disposizione a.

È comunque assai difficile indagare sul paranormale religioso. Poiché infatti nel paranormale classico -- tavolini che ballano, rabdomanzia, oroscopi -- ci si possono aspettare delle leggi ordinate che governino i fenomeni, tali da renderli riproducibili e osservabili sperimentalmente, nel paranormale religioso la Divinità, burlona, agisce in maniera tale che l'osservatore, che si ponga con metodo razionale critico nell'osservazione del miracolo stesso, è per capriccio divino ingannato nella sua ricerca, perché ad esso si contesta mancanza di fede. Il miracolo religioso è dunque sfuggente, per definizione non indagabile, se lo si vuole considerare con gli occhi del credente.

Dal punto di vista scettico, è necessario invece adottare un approccio non discriminatorio, sia che si tratti di indagare le proprietà mediche del quarzo rosa, sia che si tratti di verificare un fenomeno miracoloso di origine divina. Dal 1858 ad oggi, ad esempio, sono stati migliaia i supposti casi di guarigione per opera della madonna di Lourdes -- il fatto che esistano numerose madonne tutte diverse a seconda del luogo di apparizione, e che si possa a loro rivolgersi come se esse fossero entità indipendenti e discordanti è un curioso effetto del politeismo che è la vera religione praticata dalla gran massa dei fedeli cattolici -- esaminati dalla Chiesa. 67 di questi eventi sono stati dichiarati miracolosi, in una progressione numerica inversamente proporzionale alla conoscenza acquisita con il tempo dalla scienza medica: 37 miracoli sono quelli dichiarati nei primi cinquanta anni dall'apparizione (1858 - 1908), mentre soltanto 5 quelli dichiarati negli ultimi 50 (1960-2010), il più recente dei quali è stato riconosciuto nel 2005 per un caso che però avvenne nel 1952. Lo stesso (curioso) fenomeno si ritrova in generale, anche per quanto riguarda l'aspetto della "potenza miracolosa": i miracoli biblici o comunque quelli avvenuti in epoche assai remote sono decisamente più spettacolari e "improbabili" di quelli che invece la divinità dispensa nelle epoche recenti. Questo speciale carattere degli eventi miracolosi, tra l'altro, produce una palese discriminazione nei confronti, ad esempio, degli amputati i quali non possono sperare nella divina ricrescita del proprio arto -- sebbene possano soltanto in questo confidare nei prodigi dell'ingegneria biomedica -- a differenza dei ciechi o dei malati di cancro che beneficiano di tanto in tanto dei favori della lunatica Madonna (di Lourdes). Per sovrappiù, una rassegna del 1989 elenca 3000 guarigioni spontanee che nulla hanno a che vedere con la religione, e la letteratura medica è piena di articoli che trattano di remissioni spontanee da malattie ritenute incurabili -- guarigioni cosiddette inspiegabili -- che se fossero avvenute nei pressi di un qualche santuario sarebbero senza dubbio state dichiarate miracolose.

Quello che però rimane da chiarire è quanto sopravviverebbe della religione cattolica se, per ipotesi remota, con il progredire della scienza e della conoscenza della natura, gli eventi miracolosi cessassero del tutto. Sarebbe sufficiente un Dio completamente trascendente? Un Dio i quali miracoli sono consegnati alla storia, e che smetta di operare eventi miracolosi? Si dovrebbe dunque credere in un Dio che ha paura di essere smascherato? Perché invece Egli non opera un miracolo incontrovertibile e da tutti osservabile, che so, ad esempio una mucca sospesa a 3 metri da terra in mezzo a Times Square?

La scienza ha il dovere di occuparsi dei fenomeni naturali, e dunque i miracoli e per conseguenza Dio stesso, cadono nel suo campo d'indagine. Questa faccenda spaventa molto quei credenti che però rifiutano di buttare a mare il sapere scientifico in favore della Verità Rivelata. Essi sono anche coloro che ritengono di non aver bisogno dei miracoli per credere, e che di solito non credono ai miracoli non necessari. Essi addirittura sperano che i miracoli cessino del tutto, cosicché la scienza, la ragione, non abbia più la necessità e la possibilità di occuparsi di Dio. Quello che non capisco è perché dunque credere ai miracoli del Vangelo, che sono sicuramente più improbabili e generalmente peggio testimoniati, e dunque richiedono davvero uno sforzo di irrazionalità assai consistente.

mercoledì 1 settembre 2010

A un capo dell'apparecchio

"Hallo, Who am i speakin to?"
....
"Ok, what's your problem?"
....
"Yep." .... "Yess.."
........................
"nope, inside...."
...
"i'm tellin' you"
....
"i'm sure, yes, you have to...."
....
"Nope, they have this sort of..."
....
"i'm not kiddin' "
....
"like a.... nope, more like..."
.....
"ok, thanks for calling"