sabato 20 giugno 2009

Intervista a radio radicale.

Tempo fa scrissi un articolo sui risultati della commissione di inchiesta irlandese riguardo il sistema di accoglienza dei minori abbandonati ad opera delle congregazioni religiose, e le violenze perpetrate. A tal proposito sono stato intervistato da radio radicale.

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venerdì 19 giugno 2009

Referendum perifrasticamente passivo?

Non ho mai mancato ad una chiamata elettorale dacché sono stato abile giuridicamente nell'esprimermi. Né un referendum, né un ballottaggio. Per una certa perversione morale che mi regola, e che si fonda su pochi ragionevoli assiomi. Nunc quaerendum est referendum.

I quesiti sono pochi e piuttosto corti ed all'apparenza innocui.
1 - Abrogare la possibilità per le liste di coalizzarsi al fine di ottenere il premio di maggioranza alla camera dei deputati. Il premio di maggioranza andrà invece assegnato alla lista di "maggiore minoranza."
2 - lo stesso, per il senato. Regionalmente parlando.
3 - Abrogare la possibilità che un candidato possa presentarsi in più circoscrizioni.

Tralasciando la ragionevolezza del terzo quesito, i primi due possono generare diverse situazioni:
1 - un partito è sicuro di essere il primo partito del paese, si fa la sua lista, si governa l'Italia come gli pare. Questo è possibile anche con l'attuale legge elettorale. Se il PDL avesse voluto, avrebbe potuto "andare da solo" e pigliarsi il premio di maggioranza in coalizione con sé stesso.
2 - un partito non è sicuro del risultato elettorale, ed è costretto a fare delle liste miste con altri partiti per pigliare il premio di maggioranza, ovvero come travestire le coalizioni con contorno di azzuffata candidatizia della peggior specie.

In ogni caso, non cambierà quasi nulla della legge elettorale attuale, che vedrà abrogata la possibilità di coalizioni, che rientreranno sotto forma di liste se necessario, e comunque genererà un parlamento che non riflette il voto popolare. Quelli della tivù dicono "sistema maggioritario". Il fatto che non rappresenti il voto lo chiamano "governabilità".

A questo punto uno dovrebbe decidere se votare sì o no. Beh, io voterei no/no/sì, se valesse la pena sacrificare uno dei miei ragionevoli assiomi, ovvero l'edonismo, a favore del più alto senso dello stato, altro ragionevole assioma. In questo caso, però, il secondo la perde alla grande contro il primo, ed è la prima e spero l'ultima volta.
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giovedì 11 giugno 2009

Serracchiani, purché sia..



La Serracchiani ha preso un sacco di voti, più di Bossi e Berlusconi. La Serracchiani va di moda. La Serracchiani dice che c'è bisogno di una leadership e di una sintesi, nel piddì, che altrimenti gli altri votano Di Pietro, o peggio la Lega. E giù applausi. Dice, come nel caso Englaro, sì la libertà di coscienza, ma alla maggioranza il giusto riconoscimento.

La Serracchiani ha un sacco di idee: idee per la sicurezza (il giusto equilibrio), per l'ambiente (lo sviluppo sostenibile!), idee per il territorio (l'euroregione), idee per il lavoro (bisogna che la gente lavori!). Sono proprio un sacchissimo di idee. Sono tipo quasi 100 righe di idee, scritto largo.

E poi è donna vuoi mettere, donna e pure giovane, e manco brutta. Vuoi mettere. Il nuovo che avanza ci piace un sacco.

La Serracchiani ha fatto il discorso a Uòlter, e mò è parlamentare europea. Giovane, fresca e figa. Domani vado a scrivermi ai pacchi di raiuno, che magari divento pure io giovane fresco e figo, o anche - magari - segretario del piddì.


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mercoledì 10 giugno 2009

Europeisti?

Molti dicono che l'Europa, per usare un eufemismo, non serve a un cazzo. Uno oggi in tivvù ha detto, un politologo o giù di lì, che le elezioni europee sono un enorme sondaggio. Enorme, per chi non l'avesse capito, stava per costosissimo.

Beh, da un certo punto di vista, l'Europa è un aggeggio che raccatta soldi per ridistribuirli in giro a cazzo. I metafisici "fondi europei", tra cui i FAS. Ogni tanto si lamenta di qualcosa che non va bene, ci fa una multa, e poi tace per un po'. Si fa difficoltà a sentirsi italiani, figuriamoci europei.

Stavo ad un dibattito sul nucleare un po' di tempo fa. C'era un gentile professore, ingegnere nucleare, che sosteneva le ragioni dell'energia atomica. Poca massa, tanta energia. E=mc^2. Allora gli ho chiesto: "Ma lei, quando pensa ad un'Italia nucleare, pensa anche ad un ciclo industriale del combustibile, e ritiene che questo la renderà indipendente energeticamente?"
Lui candidamente: "l'indipendenza energetica è una chimera, il mercato dell'energia deve diventare mondiale, bisogna che si smetta di pensare a nazioni autosufficienti. Alla peggio, tocca diversificare il più possibile e sperare in bene".

Appunto dico io, l'Europa. Siamo arrivati al punto che le nazioni non decidono più nulla, perché se toppa Wall Street, toppa tutto il mondo. La reazione più logica sarebbe mettersi insieme tutti, cominciando dall'Europa, e darsi un governo globale, per completare la globalizzazione economica che è già un fatto.

Alla fine della fiera, al contrario, chi vince sono gli "euroscettici", quelli che pensano che rintanarsi in casa e sbarrare la porta sia la soluzione migliore. Mi ricordano quegli sciroccati americani che si costruiscono un rifugio antiatomico con tanto di provviste, filtraggio dell'aria e armi a volontà, aspettando che la storia li liberi dal fastidio di convivere col resto dell'umanità.

C'è da esser stupidi davvero, a pensar così, invece di aver le palle d'affrontare il mondo e plasmarlo al meglio, nella maniera più efficiente. Parlare di nazioni è una roba medievale, molto romantica, ma una vera bufala. Se chi comanda è la moneta, l'economia, e l'economia non sta a guardare le frontiere, mi spiegate dove stanno le nazioni?

Qualche cristo sperso ha detto qualcosa a riguardo durante la campagna elettorale? Se sì, io me lo sono perso.

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