domenica 30 novembre 2008

Opinione pubblica


Qualche tempo fa ho scritto un articolo che titolava "Opinione pubblica e democrazia", e nel quale tentavo brevemente di esporre uno dei concetti che sta alla base della formazione del consenso per il varo di una legge. Mi rendo però conto che la questione è più complessa di quello che traspare da quell'articolo, ed uno dei motivi risiede nel fatto che è pressoché ignoto ai più il concetto assai importante ed assai sottile esso stesso di pubblica opinione, così come mi è stato fatto notare.

In questo articolo tenterò di illustrare brevemente quello che io intendo per pubblica opinione, sulla base di quello che si è inteso, a partire dalla fine del 1500 (e dall' inizio dell'urbanizzazione quindi), ad oggi. Fu infatti un francese il primo ad utilizzare il termine opinion publique, e specificatamente Michel de Montaigne. Infatti già nel 1588, a questa data risale la prima comparsa, si sentì la necessità di individuare il bisogno pubblico collettivo attraverso la definizione di ciò che poteva rappresentare ciò che il popolo vuole. Detta così pare piuttosto semplice, per il fatto che l'opinione pubblica sembra essere la misurazione media della somma delle opinioni private.

Quello che mi preme invece andare ad indagare, e che d'altronde emerge anche dalle riflessioni successive sull'argomento, è il modo in cui si forma l'opinione pubblica, e se è proprio vero che essa può considerarsi una media delle opinioni private. In merito la riflessione più interessante ed azzeccata mi pare quella del sociologo americano Herbert Blumer. Egli intanto analizza il significato di pubblico, facendo una considerazione geniale nella sua semplicità: c'è un pubblico quando c'è un problema collettivo da discutere che riguarda la vita, io aggiungerei privata, di tutti. Ovvero le persone discutono insieme di problemi che potrebbero riguardarli individualmente, e che possono essere risolti soltanto nell'ordine della collettività. Se mi taglio un dito, questo è un problema per me che non discuto con nessuno, in quanto la collettività mi ha già dato gli strumenti per rimediare a questo mio problema. Se invece per questioni di lavoro avessi bisogno di un volo diretto Pisa - Pescara, esempio a caso, e questo non ci fosse o costasse troppo, certo non potrei risolvere il problema da solo. Potrei però discuterlo con una serie di persone che hanno la mia stessa esigenza, ed allo stesso tempo con coloro che possono occuparsene, e così formare una pubblica opinione a riguardo. Tutti coloro che parteciperanno alla formazione di questa opinione lo faranno in relazione alla loro capacità di intervenire nella questione, ed al loro interesse in essa. Ovvero, l'opinione pubblica è il comportamento collettivo di coloro che partecipano all'opinione. Quello che aggiungo io è: l'opinione pubblica è il comportamento collettivo di coloro che partecipano all'opinione, nella misura in cui esso è pubblico, ovvero così come ci è comunicato dai mezzi di comunicazione.

Perché mi sto dilungando a riguardo? Perché l'opinione pubblica è l'essenziale strumento della democrazia, come dicevo nell'articolo citato all'inizio. Ovvero, nella misura in cui l'opinione pubblica è rispondente ai reali bisogni delle persone avremo uno stato felice. Chi governa dunque è chi forma l'opinione pubblica, chi è maggiormente interessato nel maggior numero di pubbliche sfere (formatesi sulla base di privati problemi), e meglio contribuisce alla discussione in esse.

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