Ascoltavo qualche tempo fa su Fahrenheit, programma radiofonico in onda su radio3, l'intervista allo scrittore Roberto Saviano, di cui ormai tutti avrete sentito parlare e del quale conoscerete la vicenda. Vorrei esporre a proposito una riflessione su ciò che ha il nome di opinione pubblica. La generale impressione dei radioascoltatori e lettori, emersa da alcuni messaggi pervenuti alla trasmissione, è di un generale scetticismo riguardo il reale potere che il lettore avrebbe di fronte a fenomeni come il crimine organizzato. Come può – viene da pensare – ciascuno di noi semplicemente leggendo un libro e con la propria indignazione, competere con un tale intreccio di poteri ed affari?
E' questo il punto, ovvero la formazione dell'opinione pubblica che addiviene ad essere potere perfino legislatore. Mi spiego: la legislazione di un paese, la sua etica, dipende in gran parte da ciò che i cittadini pensano che sia giusto. Ovvero, una legge in evidente conflitto con quello che è il costume dominante difficilmente troverebbe accoglienza in parlamento, in primo luogo perché gli stessi parlamentari si comportano e pensano, come cittadini, in relazione al “sentire comune”, in secondo luogo perché essi rappresentano un elettorato, e cioè un bacino di voti, a cui devono accondiscendere. Ovvero le loro opinioni, l'opinione del legislatore, contribuiscono e sono costruite, più la seconda che la prima, dall'opinione pubblica. Eppure opinione pubblica è un concetto assai vago, ancor più vago in relazione alla nostra società trasparente, ovvero una società in cui la comunicazione è di massa e capillare, in cui, si suppone, ciascuno conosce minuto per minuto ciò che accade nel mondo.
Io credo che mai come oggi sia proprio l'opinione pubblica ad essere legislatrice, ed è proprio in questa affermazione la chiave del potere. Per essere chiari, chi sa come indirizzare, per non dire manipolare, l'opinione pubblica, sa come governare una nazione. Prima di qualsiasi legge bisogna preparare il terreno, bisogna fare in maniera tale che la maggior parte possibile dei cittadini considerino quella legge giusta, o quantomeno ragionevole, nella misura in cui essa influisce sulla vita pubblica e di ciascuno.
In relazione al libro di Saviano, ad esempio, il pensiero che il potere mafioso sia profondamente deleterio per la vita di ognuno è un pensiero affatto scontato ed anzi ancora minoritario nelle zone in cui esso dovrebbe invece essere più radicato. E dunque essere in grado di formare l'opinione pubblica in maniera tale da nutrire un sentimento di indignazione capillare nei confronti del crimine organizzato, è un potere enorme ai fini dello stimolo alla lotta dello stesso, anche per lo “stato”.
Oggi più che mai il pensiero unico si diffonde, perché le immagini, a differenza delle altre forme di comunicazione, naturalmente rallentano se non inibiscono in toto il potere di ciascuno di rielaborare ciò che si apprende. Gli stessi giornali stanno sempre più imparando a comunicare per immagini, piuttosto che grazie al discorso. Non è così difficile, dunque, formare un pensiero singolo, l'omologazione, termine assai abusato e perciò logoro, del quale però è necessario recuperare il significato. La generazione di necessità è il primo passo del processo. Sicurezza, ricchezza, crescita, consumo, sono tutte necessità artificiali. Il numero di crimini di cosiddetto allarme sociale (furti, rapine, scippi … ) è in diminuzione costante da più che un decennio, eppure abbiamo l'emergenza sicurezza e l'emergenza immigrazione, ad essa collegata, e via di seguito.
È dunque da riflettersi ciò che oggi si chiama democrazia, e se la citata società trasparente non sia invece una società assai opaca, in cui le veri sedi del potere sono celate alla pubblicità. In cui però ciascuno, attraverso la propria capacità di comunicare il pensiero, possiede in potenza un potere enorme. Senza dimenticare, però, che senza un editore Saviano avrebbe predicato nel deserto.
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