domenica 28 dicembre 2008

La religione e la fede, l'etica laica #3

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Negli articoli precedenti ho mostrato con prolissità la distanza tra il cattolicesimo ufficiale e la fede popolare, in massima parte pervasa di superstizioni arcaiche miste alle necessità dei tempi. Ho anche argomentato quanto queste superstizioni siano di gran lunga più rappresentative del popolo cattolico, rispetto alle dottrine di fede. Tutto ciò forse ha occupato più parole delle necessarie, e dunque ora, tralasciando le altre religioni monoteiste, rimangono due questioni fondamentali alle quali è necessario rispondere:
  • Se si rinuncia alla fede, com'è possibile essere "buoni"?
  • Se in definitiva la fede aiuta le persone ad essere "buone", che male c'è a credere o a lasciar credere?
Queste due domande, o meglio argomentazioni, sono quelle che qualsiasi credente non fondamentalista propone (propina), quando stretto all'angolo dalla logica del miscredente.
Alla prima si può rispondere in due maniere tra di loro complementari. La prima, gioco facile per i laici, è molto semplice:

Siamo proprio sicuri che la fede ci ha reso più buoni? Quanti conflitti sono stati alimentati dalla fede in qualcosa, e non banalizzo con le crociate, o con l'eterna guerra israelo-palestinese, ma pensiamo al nazismo, e alla fede nella razza pura. Pensiamo al colonialismo, e la fede nella superiorità dell'occidente.
Pensiamo ai piccoli conflitti di tutti i giorni. Questo è uno dei meccanismi perversi della fede, ovvero l'assenza di dialogo possibile. Poiché le questioni di fede non si fondano sulla ragione, ma ci si crede e basta; ne segue logicamente che in presenza di una differenza di idee ragionare è inutile. Il conflitto è inevitabile. Ciò che si può raggiungere con il ragionamento, ovvero una posizione condivisa, sulle questioni di fede è impossibile. Si potrà mai ragionare argomentando se si debba credere nel Dio degli Ebrei, o che Egli abbia mandato o no suo figlio sulla terra. o che questi fosse solo un profeta come Maometto? Guardiamo soltanto all'interno della Chiesa cattolica, e le sue eresie. Come si può conciliare con la ragione una credenza e la sua opposta? Il conflitto, e la storia purtroppo ce lo mostra, è inevitabile.

Pensiamo inoltre alla violenza implicita nello stesso messaggio di Gesù:

"Ama il prossimo tuo come te stesso"

Cosa c'è di nascosto in questo messaggio all'apparenza puro e condivisibile? Ciò che c'è di implicito in tutte le questioni di fede, purtroppo. Si suppone che il credente sia l'unico in possesso della verità agli altri celata. Se dunque io sono cristiano, per l'amore che provo per me stesso vorrei salvarmi, e questo lo applico al prossimo, costringendolo alla mia dottrina, a costo di sacrificare la sua meno importante vita terrena. La volontà dell'altro è azzerata, sparisce di fronte alla più grande verità universale. Da qui direttamente derivano invadenze ecclesiastiche sulla vita privata (eutanasia, aborto, matrimonio). Ciò che vi è di spaventevole è l'assenza stessa del privato per le questioni di fede.
Riformulando dunque il comandamento di Gesù:

La tua salvezza mi riguarda, perché io sono costretto ad amarti. Consegnami dunque la tua vita poiché io possiedo la verità che a te manca.

[to be continued...]

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non si capisce bene se stia parlando di fede popolare o ufficiale.
In un post precedente (Credenti o creduloni, la chiesa e il cattolicesimo all'italiana #2) riporti dei dati, che immagino abbia preso dalla UAAR, in cui solo nel caso dell'aborto "l'83,2% del campione è favorevole nel caso in cui la madre sia in pericolo di vita, il 72,9% in caso di gravi anomalie e malformazioni del feto, il 65,1% in caso di violenza sessuale".
Da qui se ne deduce che il credente credulone popolare, di fronte ad una persona sofferente, specialmente nel caso in cui la persona in questione sia vicina agli intervistati (siamo tutti bravi a fare gli integralisti fino a che questo non ci riguarda) è disposto a fare un'eccezione, e mettere da parte i dettami della fede a favore di una soluzione di compromesso. Magari una coppia sterile pensa che anche peccando facendo ricorso alla fecondazione assistita, recupereranno crescendo un bravo bambino credente e timorato di Dio.
Invece nell'ultimo post affermi che non è possibile instaurare un dialogo, ma questo è vero nel caso della chiesa ufficiale, infatti personalmente non conosco credenti che ritengono falsa la teoria dell'evoluzionismo, e anche durante le lezioni di religione svolte nella classe quand'ero al liceo alla fine nemmeno l'insegnante era intimamente fondamentalista.
Allo stesso modo "ama il prossimo tuo come te stesso" deve essere per forza inteso nel senso lato, altrimenti secondo questa logica l'85% di coloro che si ritengono cattolici proporrebbero una legge che obblighi le persone ad andare in chiesa la mattina, o a non divorziare. Questo sarebbe naturale per il clero, che osteggia il divorzio, l'aborto, il sacerdozio femminile e tutto il resto, ma non per la gente comune, che quanto meno divorzia, e divorzia molto spesso.
Insomma, dal tuo articolo sembra che un paese come l'Italia, possa diventare ben presto uno stato teocratico come L'Iran, anche se riconosco che non siamo uno stato laico, mentre invece vediamo che il nostro credo che è profondamente "ipocrita".
Da tutto questo penso che un cattolico tipicamente italiano, o qualsiasi persona credente ma non necessariamente fondamentalista possa essere una persona buona a prescindere che creda in Dio, maometto, budda o in un piccione.