venerdì 27 novembre 2009

No Berlusconi Day. Perché sì.

Io ci vado. A me le manifestazioni, i bonghi, la gente sporca, il folklore comunista, tutte queste cose, mi stanno sul cazzo. Parecchio. Mi stanno sul cazzo persino le birre da due soldi; compro quelle belghe fatte a mano da un frate ultracentenario in cooperazione con lo Spirito Santo. Io giro in camicia, e ogni tanto in cravatta. E alla manifestazione ci andrò in camicia e cravatta, viola entrambe.

Perché la democrazia significa prima le regole democratiche liberali. E poi il voto popolare. Prima e poi. Se fosse il contrario si chiamerebbe tirannia demagogica. Stato totalitario democratico. E' un attimo. Chiedete alla Lega, loro lo sanno come si fa. E ci stanno provando alla grande.

Il consenso. Sarà maggioritario, non lo so. Però l'idea di una manifestazione spontanea mi attizza. Una roba per dire che ci stanno pure gli altri, cazzoni quanto volete, fuori dalle tv di regime. Ho detto tv di regime sì. Una volta va detto, una volta sola.

Uno sfogo. Perché no, è il destino dell'antiberlusconismo in questo paese. Non si costruisce in questa manifestazione, si manifesta. Manifesta profondo dissenso. Dissenso esasperato. Perché sono state sdoganate troppe cose. L'etica democratica è diventata soltanto politically correct. Nessuna sostanza, una cerimonia. Il razzismo? Perché no, smettiamola col politically correct. La mafia? Solo quella con la pistola in mano. Il resto, invenzione della magistratura. La correttezza fiscale, roba da comunisti.

Manifestazione personale? No, a meno che non si voglia ritenere Berlusconi una persona. E' chiaro. Berlusconi è un'idea. E' il sentimento profondo della parte schifosa di questo paese. Berlusconi crea i comunisti, e divide in quelli che sono i suoi, e i comunisti. E pure se non ci vuoi stare, al gioco, chissene. Tocca essere comunisti.

Berlusconi è stato eletto? No. Il parlamento è stato eletto. Berlusconi è stato nominato. Ed è il parlamento lo strumento democratico, non il governo. Nei fatti, è l'opposto. E lo si vuole formalizzare.

E io manifesto. Manifesto ora che questo andar di mannaia sui principi democratici italiani non mi sta bene, che io non solo non sono di quella parte là, ma nemmeno mi rassegno a star zitto. Con parsimonia, ma con intenzione.

4 commenti:

Manuela ha detto...

Gran bel post.
Ho trovato il tuo blog per caso su facebook, linkato da un tizio, un "amico" per caso, che non credo proprio sia d'accordo con te. Per quel che lo conosco, almeno.
Così ho iniziato a leggere di malavoglia, pensando "... saranno le solite bizantine teorie sul perché manifestare contro Berlusconi farebbe il gioco di Berlusconi..."
Poi il tuo post mi ha preso. Sono arrivata all'entusiasmo alla frase: "Non si costruisce in questa manifestazione, si manifesta", che è appunto il ruolo di una manifestazione. "Costruire" (l'alternativa, spero)è il ruolo dell'opposizione... nei luoghi e nelle sedi deputate. Non in una manifestazione.
Andrò anch'io a Roma, a manifestare, forte e chiaro, che prima di tutto ci sono le regole democratiche. Oggi, è quello che possiamo fare, domani vedremo.
Continuerò a leggerti, e mi farebbe piacere se tu facessi un giro sul mio blog.

Greg Petrelli ha detto...

Ciao, molto bello questo intervento. E soprattutto molto brillante l'analisi sulla demagogia e sul pericolo di una democrazia/dittatura dei molti sui pochi.
La Lega si sa, parla anche ultimamente delle bandiere, a lei così care perchè spesso ricordano il suo moto in politica. Dove tira il vento per l'appunto. Che poi Berlusconi riesca ad essere la caricatura tragicomica di un politico, imprenditore, televisionaro, piazzista, m...oso, e chi più ne ha più ne metta... Beh, non mi fa ridere. Piango pensando al futuro, lacrime di pura sodomia.

Anonimo ha detto...

grandi argomentazioni!

Carla ha detto...

Concordo pienamente!