giovedì 29 luglio 2010

Complottismi

C'è una maniera di pensare, che alcuni biologi ritengono sia un retaggio evolutivo, che ama attribuire al grande complotto, alle trame oscure, tutto ciò che non si sa capire del reale. Questa maniera di pensare è assai diffusa in verità. Essa, inoltre, si declina in diversi modi.

In questo blog ho avuto modo di occuparmi del complottismo che deriva dall'ignoranza scientifica, che può essere più o meno innocuo. Le scie chimiche, la conquista della luna, il signoraggio, le medicine "alternative", il NWO, il Molise, sono tutte credenze assai correlate - tanto che la loro intersezione è assai popolata di individui - e che nascono dall'incapacità morale di ergersi al di sopra dell'ignoranza. Anche la religione, per una gran parte, è figlia di una maniera di pensare piuttosto simile, io credo, al pensiero complottista: una ragione superiore che spieghi il mondo, che assolva dalle responsabilità individuali, che impedisca l'iniziativa individuale per migliorare il mondo.

Scrivo però questo post per segnalare un altro odioso genere di complottismo, che ha un suo guru qui in Italia nel signor Massimiliano Frassi. Questo genere di complottismo si fonda sulla credenza che al mondo esista una lobby di pedofili che lavora nell'oscurità per garantirsi l'impunità, per guadagnare sulla pedopornografia, per operare politicamente perché la pedofilia divenga una pratica socialmente accettata. Il caso famosissimo di Rignano Flaminio è un celebre esempio di isteria collettiva che persone debitamente motivate sono in grado di provocare, soprattutto su un argomento così sensibile.

Un blogger molto famoso, che chiamerò Coso, si è occupato sporadicamente del caso di Massimiliano Frassi nel suo scontro giudiziario con Stefano Zanetti, che aveva un blog di debunking, se così possiamo chiamarlo, nel quale metteva in evidenza alcune peculiarità del Frassi, oltre che una serie di dati su alcune sentenze, ma non mi dilungo ché non è questo il punto.

Il punto è che Coso, su Indymedia Roma e Lombardia, è stato diffamato e calunniato. E' stata pubblicata la sua foto - "questa è la sua lurida faccia di pedofilo" - ed è stato minacciato. Con nome e cognome, è comparso su Google assieme all'accusa di pedofilo. Per di più, Coso di mestiere insegna alle scuole medie, ed è facilmente comprensibile quanto questa faccenda possa essere pericolosa. Questa è una delle tipiche reazioni che i seguaci del complottismo esercitano di fronte allo spirito critico. Scrivo dunque questo post per manifestare la mia solidarietà a Coso, e rinnovare ancora una volta l'invito allo scetticismo, applicato a tutti gli aspetti della conoscenza.

dell'affaire coso ne hanno parlato anche Thomas Morton, Woland, Livefast, m.fisk e pure altri che mò ripesco in giro. Forzacoso.

domenica 25 luglio 2010

Sulla storia e sulle fonti, una similitudine di un certo azzardo

Immaginate per un momento che Silvio Berlusconi sia incriminato, rinchiuso nelle patrie galere e infine, in prigionia, muoia in circostanze misteriose. Immaginate il clamore dopo la sua morte, con molti suoi fedelissimi che lo avevano già tradito e abbandonato, e molti altri invece, pochi in verità, riunitisi in una fondazione commemorativa con lo scopo di tramandare le sue gesta e il suo valore. Essi produrranno numerosi testi, anche non concordanti fra di loro, che narreranno in maniera parziale le sue gesta, riportando episodi non verificati che però renderanno quei testi agiografie edificanti. Essi avranno una fonte comune, però, in una biografia patinata che Berlusconi aveva inviato nelle case degli Italiani quando era ancora in vita. Supponete ora che si verifichi un'enorme cataclisma mondiale, come a esempio una guerra, o la vittoria di Beppe Grillo alle elezioni politiche. Intere nazioni distrutte, bombardamenti con bombe EMP che cancelleranno tutti gli hard disk dei server ove erano custoditi documenti storici, emeroteche digitali e tutto il sapere storico digitalizzato dell'uomo.

Alcune copie cartacee delle opere dei seguaci di Berlusconi però verranno rinvenute dagli archeologi, assieme a dei frammenti della fonte. Alcune di esse verranno rese sinottiche, verranno quindi tradotte e forniranno nuova linfa a delle sette di adoratori di Berlusconi che avevano trovato origine dopo la sua scomparsa. Numerose conversioni si verificheranno di fronte alla testimonianza scritta dei miracoli che l'unto dal Signore, il Cristo, aveva operato: la ricostruzione di una città dopo un terremoto, la sparizione dei sacchi di immondizia, la vittoria della Champions League con Pippo Inzaghi in attacco, la moltiplicazione della coca e delle escort. La nuova religione si diffonderà capillarmente nell'impero, fino a essere così praticata che sembrerà assurdo persino chiedere che le immagini di Berlusconi, appese in tutte le aule scolastiche del mondo, siano rimosse.

Che assurdità eh?

(nota per i vari Belpietro e compagnia: non è un post su Berlusconi e non ne desidero la morte, anzi spero che sopravviva a lungo alla sua rovina sebbene io non sia così ottimista)

giovedì 8 luglio 2010

Infinite Jest

perché è un libro adorabile:

Dwayne R. Glynn
176 N. Faneuil Blvd.
Stoneham, Mass. 021808754/4
21 giugno, ADPCDCDA

Sezione Accertamento Incidenti sul Lavoro
State Farm Insurance
1 State Farm Plaza
Normal, III. 617062262/6

Egregi Signori,

La presente fa seguito alla Vostra richiesta di maggiori informazioni. Nella sezione n. 3 del modulo di denuncia ho riportato come causa dell’incidente “tentativo di svolgere il lavoro da solo”. Nella Vostra lettera scrivete che dovrei spiegarmi meglio e spero che i seguenti dettagli siano sufficienti.

Di mestiere faccio il muratore. Il giorno dell’incidente, 27 marzo u.s., lavoravo da solo sul tetto di un nuovo edificio a sei piani. Quando completai il lavoro, scoprii che mi erano avanzati circa 900 kg di mattoni.

Invece di portare giù i mattoni a mano, che è un’impresa laboriosa, decisi di metterli in un grosso barile e calarlo per mezzo di una puleggia che era attaccata sul lato dell’edificio al sesto piano. Dopo aver assicurato la fune al pianoterra tornai sul tetto, spostai il barile lasciandolo sospeso in aria e vi caricai i mattoni. Poi tornai a terra e slegai la fune, tenendola ben stretta per far scendere piano i 900 kg di mattoni. Come risulta dalla sezione n. 11 del modulo incidente io peso 75 kg.

A causa della sorpresa nell’essere strappato al suolo così all’improvviso, non ebbi la prontezza di spirito di lasciare andare la corda. Dunque salii a grande velocità lungo il lato dell’edificio. In prossimità del terzo piano incontrai il barile nella sua fase di discesa. Questo spiega la frattura del cranio e della clavicola.

Rallentato appena da quest’incontro continuai la mia rapida ascesa finché le dita della mia mano destra si incastrarono nella puleggia fino alla seconda nocca. Fortunatamente, a questo punto avevo riacquistato la mia presenza di spirito e riuscii così a reggermi forte alla fune nonostante il grande dolore. Più o meno allo stesso tempo, però, il barile di mattoni colpì il suolo e perse il fondo a causa della forza di impatto.

Senza il peso dei mattoni, il barile pesava ora approssimativamente 30 kg. Vi rimando ancora alla sezione n. 11 in cui si dice che peso 75 kg. Come potete immaginare, sempre mantenendo la mia presa sulla fune iniziai una discesa piuttosto rapida dalla puleggia lungo il lato dell’edificio. In prossimità del terzo piano incontrai il barile in fase di risalita. Questo spiega la frattura di ambo le caviglie e la lacerazione di gambe e parte inferiore del corpo.

L’incontro con la carriola mi rallentò abbastanza da diminuire di molto l’impatto col terreno ricoperto di mattoni sotto di me. Tuttavia sono spiacente di riferire che, mentre giacevo sui mattoni in preda a grande dolore, incapace di alzarmi o muovermi, vidi il barile vuoto sei piani sopra di me e persi di nuovo la prontezza di spirito e sfortunatamente lasciai andare la fune, cosicché il barile cominciò a -



DFW - Infinite Jest, pp. 165-166

giovedì 1 luglio 2010

Di due vecchi, dell'invidia, e di un nodo ben riuscito

Bastava arrampicarsi sulla branda e allungare il collo ben bene, per arrivare alla finestrella – sarà stata larga tre palmi – della cella, l'unica, a guardar fuori. Né che ne valesse la pena, in quella lurida periferia di una città ancora più lurida, che manco a nominarla, d'attrezzarsi in questa maniera, che forse era meglio buttar lo sguardo di là in corridoio, col linoleum verde, e la guardia in fondo, quando stava, a infilarsi dita nel naso o a grattarsi il culo.

Prima c'era un tizio con me, che la cella è da due posti, almeno. Un coglione, questo. Sempre a parlare che lui era uno che aveva il rispetto, e le altre stronzate. E' morto, s'è ammazzato col gas, ma io non c'ero mica. Non è che prima ci guardassi fuori. Una o due volte. Quando stai da solo però tutto il cazzo di giorno, o dormi, o guardi il secondino, o guardi fuori. Non ci guardavo perché ad arrampicarmi parevo un coglione pure io, che l'ho già detto che devi pure allungare il collo, vaffanculo.

Fuori ci stava la periferia, e proprio davanti un cortiletto, una panchina, un platano nero di fumo delle macchine, e due vecchi. La panchina – di quelle di legno ma senza il ferro battuto di lato - stava in ombra, quando per via dell'albero, quando per via del platano. Solo un'ora, dopo mezzogiorno, al sole. E i vecchi, sopra la panchina, neri di fumo delle macchine, stavano all'ombra. Tutti i giorni questi pigliavano, chi cazzo lo sa se perfino si conoscessero, e se ne andavano alla panchina. Se ne stavano la mattina il tempo dell'ombra, il pomeriggio il tempo dell'ombra, fino alla sera, che faceva buio e io ho sempre pensato che se ne andassero, ma non si vedeva e poteva pure darsi che se ne stavano là al buio. Pareva a me che nemmeno parlassero: gesticolare non gesticolavano. Può darsi che avessero le pantofole ai piedi – dovevano abitare vicino – e comunque si strascinavano le gambe come i vecchi della peggior specie, quelli che è meglio che muoiono prima di arrivarci alla vecchiaia. Nemmeno li distinguevo, quei due, così ho sempre pensato che ognuno avesse un lato della panchina, come due cazzo di fottutissimi sposi si scelgono il lato del letto una volta all'inizio, che è l'unica cosa davvero che ti rimane per sempre, del matrimonio. Che cazzo, vederli lì tutti i santi giorni, cristo, ancora mi fa incazzare e non lo so che mi pigliava. Un coglione, col collo allungato a spiare due vecchi. Certe volte, dico, le situazioni ti fanno avere invidia persino di questo, di due pensionati senza faccende e dell'ombra nera di fumo delle macchine di un luridissimo albero di periferia.

Poi uno non lo può sapere come va la vita delle persone, tanto meno la propria. A me, quando m'hanno portato via da quella cella, che ho preso la libertà vigilata, è andata così: che mi guardavo indietro e - controluce i lacci annodati alle sbarre – pensavo che il nodo scorreva proprio bene. E uno meglio di quello chissà se mi riesce.