venerdì 19 giugno 2009

Referendum perifrasticamente passivo?

Non ho mai mancato ad una chiamata elettorale dacché sono stato abile giuridicamente nell'esprimermi. Né un referendum, né un ballottaggio. Per una certa perversione morale che mi regola, e che si fonda su pochi ragionevoli assiomi. Nunc quaerendum est referendum.

I quesiti sono pochi e piuttosto corti ed all'apparenza innocui.
1 - Abrogare la possibilità per le liste di coalizzarsi al fine di ottenere il premio di maggioranza alla camera dei deputati. Il premio di maggioranza andrà invece assegnato alla lista di "maggiore minoranza."
2 - lo stesso, per il senato. Regionalmente parlando.
3 - Abrogare la possibilità che un candidato possa presentarsi in più circoscrizioni.

Tralasciando la ragionevolezza del terzo quesito, i primi due possono generare diverse situazioni:
1 - un partito è sicuro di essere il primo partito del paese, si fa la sua lista, si governa l'Italia come gli pare. Questo è possibile anche con l'attuale legge elettorale. Se il PDL avesse voluto, avrebbe potuto "andare da solo" e pigliarsi il premio di maggioranza in coalizione con sé stesso.
2 - un partito non è sicuro del risultato elettorale, ed è costretto a fare delle liste miste con altri partiti per pigliare il premio di maggioranza, ovvero come travestire le coalizioni con contorno di azzuffata candidatizia della peggior specie.

In ogni caso, non cambierà quasi nulla della legge elettorale attuale, che vedrà abrogata la possibilità di coalizioni, che rientreranno sotto forma di liste se necessario, e comunque genererà un parlamento che non riflette il voto popolare. Quelli della tivù dicono "sistema maggioritario". Il fatto che non rappresenti il voto lo chiamano "governabilità".

A questo punto uno dovrebbe decidere se votare sì o no. Beh, io voterei no/no/sì, se valesse la pena sacrificare uno dei miei ragionevoli assiomi, ovvero l'edonismo, a favore del più alto senso dello stato, altro ragionevole assioma. In questo caso, però, il secondo la perde alla grande contro il primo, ed è la prima e spero l'ultima volta.
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4 commenti:

Gianni Comoretto ha detto...

Una differenza rispetto all'attuale c'e'.
Poniamo che i partiti si coalizzino come ora: ci ritroviamo sulla scheda a scegliere tra un "partitole democratico" e un "partitone della libertà". (Più i piccoli). Ma all'interno di ogni "partitone" ci sono ovviamente molte anime, e non ho nessun modo per esprimere la mia opinione a riguardo, visto che oltretutto le preferenze non esistono più. TUTTA la nostra democrazia si ridurrebbe a scegliere "Prodi o Berlusconi". Punto. Tutto il resto verrebbe deciso da giochi di potere interni al partitone, su cui gli elettori non possono dire rigorosamente nulla.

effepunto ha detto...

Gianni, in realtà è una differenza fittizia. Come già detto, nessuno vietava al PdL di andare da solo e prendere la maggioranza, così come nessuno vieterà di fare liste miste, com'è stato fatto nel caso PD-radicali, per essere sicuri di essere maggioranza.
L'unica differenza sarebbe nel nome, prima si chiamava coalizione, dopo si chiamerà lista. L'altra differenza sarebbe una maggiore litigiosità nel fare le liste, che inevitabilmente sfocerebbe in candidature ancora peggiori di quelle attuali. Per il resto non cambia, anche ora se un partito va da solo può prendere il premio di maggioranza, anche domani se non saranno sicuri di prendere la maggioranza, faranno delle coalizioni dentro le liste.

Gianni Comoretto ha detto...

@ Francesco:

Le differenze sono minime, d'accordo, ma quel che mi sembra cruciale è che in una coalizione io posso scegliere chi votare all'interno della coalizione.

E quindi i rapporti all'interno della coalizione sono scelti dagli elettori, non dalle segreterie del partitone.

Preferirei una cosa differente, un sistema in cui puoi scegliere i candidati con voto di preferenza, ad es.

Da quando voto ho visto una progressiva erosione del significato del voto. Se passa questo referendum (che dubito passerà, ma la direzione la indica comunque) ci si ritroverà con una scelta sostanzialmente binaria, con posizioni necessariamente simili (devono conquistare l'elettore mediano). La complessità del governare ridotta a un singolo "bit" di informazione.

effepunto ha detto...

perfettamente d'accordo.