mercoledì 14 ottobre 2015
Free market is "inspiring as well as right" (parte 2) - il prezzo.
continua da qui.
Se mi riesce, vorrei uscire dal seminato della microeconomia classica, per giustificare quell' "inspiring" e "right" che ho a buona ragione piazzato nel titolo. Mi spiego meglio: i discorsi economici di per sé suonano sempre poco "umani", talvolta perché gli economisti (o meglio di chi scrive di filosofia economica), perdendosi nei rivoli dei ragionamenti deduttivi, forse non sono sufficientemente abili nel comunicare quanto profonda ed esistenziale sia invece la sostanza del pensiero economico liberale.
L'economia ha sempre a che fare con la scarsità delle risorse. E' proprio questa che richiede uno studio della maniera migliore per la loro allocazione. Parto da qui perché una delle risorse scarse per eccellenza, e quella senza rimedio alcuno, è il tempo. Ciascuno di noi ha a disposizione 24 ore al giorno, non importa quanto sia ricco o povero. Ciascuno di noi ha poi a disposizione una vita di durata limitata, per il momento, e di nuovo per il momento un unico corpo (e mente) da sottoporre alle esperienze della vita stessa (mi viene in mente a proposito la "experience machine" di Nozick). Ne consegue che se anche tutte le altre risorse fossero limitate, dovremmo comunque condurre la nostra vita e conseguentemente le nostre scelte in presenza di risorse scarse, perché almeno il tempo non è mai illimitato.
Questa semplice considerazione, che è alla base della scienza economica, perché appunto riguarda le risorse scarse, ha un profondo carattere esistenziale. Mi affido qui all'iniziativa del lettore nel perseguire con completezza tutte le implicazioni di questo argomento, che soltanto per suggestione rievoca l'irriducibilità kierkegardiana dell'individuo, e l'esserCi o l'essere-per-la-morte di Heidegger. Al fine del papello in questione, in definitiva, ci basterà comprendere come la considerazione della scelta individuale di fronte alla scarsità del tempo introduca nel discorso il valore dell'esistenza stessa dell'individuo in quanto tale.
Abbiamo detto nel post precedente che la curva dell'offerta si costruisce a partire dall'analisi dei costi marginali per produrre un bene. Se ricordate inoltre, la curva dell'offerta è definita come la relazione che esiste fra la quantità di bene offerto e il suo prezzo. Abbiamo anche detto che in regime di mercato competitivo puro le aziende sono "price takers", perché non hanno capacità di influenzare il prezzo di mercato di beni commodities. Guardandola però dal lato dell'offerta, e quindi del produttore, che informazioni possiede il prezzo di mercato? In un altro post ho parlato di un'azienda come costituita da capitali + persone. Ebbene le persone, con il loro lavoro, trasformano un bene in ingresso in un bene in uscita di maggior valore. Il tempo che esse dedicano al lavoro, e sottraggono ad altre attività, accresce il valore di un bene (trasferisce valore aggiunto) aumentandone il prezzo. Se consideriamo tutta la catena produttiva, dall'estrazione della materia prima al prodotto finito, passo passo il prezzo di un bene contiene il "sacrificio esistenziale", per metterla in maniera drammatica, di tutti coloro che hanno lavorato per accrescere il valore di quel bene.
Ora consideriamo invece il lato della domanda. Abbiamo detto che la curva della domanda è la relazione che esiste fra la quantità domandata e il suo prezzo. Di nuovo, quando ciascuno di noi sceglie di acquistare un bene, ne valuta il valore misurandolo con il sacrificio che deve fare per ottenerlo, poiché dovrà pagare un corrispettivo (il suo prezzo) tramite potere d'acquisto conquistato tramite, appunto, sacrificio esistenziale.
Dunque, se si considera l'incontro quasi romantico fra domanda e offerta, quello determina il prezzo di mercato, che contiene in sé una sorta di patto esistenziale fra sacrifici non misurabili, o meglio non comparabili, altrimenti che con la libera determinazione del prezzo stesso (vedi di nuovo Rothbard nella sua "ricostruzione della teoria dell'utilità e dell'economia del benessere"). Ciascun individuo perciò valuta per se stesso quale sacrificio è disposto a compiere sotto una certa promessa di compensazione (nel marketing si parla di promise of value, o value proposition). E' una straordinaria informazione dunque, quella contenuta nel prezzo, che è indisponibile alla pianificazione dello Stato, e contiene in sé il sacrificio esistenziale di tutti i concorrenti al patto.
Credo si capisca dunque quanto non si possa dire di essere liberali se non si è liberisti, nel senso che il libero mercato è il fondamento dell'affermazione della libertà come valore assoluto.
Al di là dunque del carattere di efficienza dell'allocazione delle risorse insita nel libero mercato, e di ciò che abbiamo detto circa la capacità del prezzo di dirigere e allocare le risorse nella maniera più equa per tutte le parti (e qui si può leggere per esempio Russell Roberts), ancor di più, poiché garantisce la giustezza del patto esistenziale detto, il libero mercato è "inspiring as well as right".
P.s. non riesco a trattare questi meravigliosi argomenti con la sistematicità dovuta, e numerosi autori hanno scritto cose magnifiche circa molti degli aspetti qui soltanto accennati. D'altronde, come detto, il tempo è una risorsa limitata!
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