Delle teorie sull'origine dell'universo, di questo almeno, la più accreditata o meglio la più classica è quella cosiddetta del Big Bang. Se si chiedesse a un gran numero di persone di descrivere sommariamente questa teoria o quantomeno di riconoscerla in un enunciato, certamente la risposta più condivisa che si otterrebbe sarebbe approssimativamente questa: "Prima c'era una palla di materia che poi è esplosa e ha creato l'universo". E' ovvio che la domanda più immediata che si propone, dinanzi allo scenario di una "palletta" di materia supercondensata sospesa nel "nulla" è: "chi ce l'ha messa?", e la risposta più semplice e stupida che si possa fornire è "Dio".
Siamo d'altronde abituati a pensare secondo quella che è la nostra esperienza quotidiana, che si compone di un certo grande numero di concatenazioni causa-effetto, e che ci impone di pensare in questi termini circa qualsiasi argomento. Apro il rubinetto dell'acqua, esce l'acqua. Tocco l'acqua, mi bagno. C'è una palla di materia, qualcuno ce l'ha messa. E' a questa maniera piuttosto rustica di ragionare che si riconducono le cosiddette prove filosofiche dell'esistenza di Dio, definito sovente come, appunto, prima causa, o primo motore. E' addirittura l'essenza stessa della divinità a fondarsi sul concetto di principio. Tralascerò di ragionare sulla domanda che dovrebbe sorgere altrettanto spontanea, ovvero "chi ce l'ha messo Dio?", se non si accetta che la famosa palla di materia originaria possa essere stata increata, e d'altronde pare piuttosto artificioso tentare di sottrarre questo fantastico principio Divino dalle caratteristiche causalistiche della materia in sé per risolvere in maniera bovina la questione.
La questione più importante che però sovrasta tutte le chiacchiere qui sopra è l'enunciazione errata che si dà della stessa teoria del Big Bang, che è stata piegata da un tale papa alle esigenze dei credenti in un principio creatore, ma che non prevede sicuramente nessuna palletta di materia metaspaziale. Mi spiego con una figura:
Per chi non avesse familiarità con le funzioni matematiche -- shame on you -- quello è il grafico della funzione 1/x. Immaginate di essere quella palletta che può scorrere soltanto lungo la linea blu, e che giungendo sull'asse verticale a sinistra immaginate di tornare indietro nel tempo fino al momento in cui c'era la famosa palletta di materia. Insomma, un infinitesimo più a destra dell'asse verticale inizia l'universo, comincia l'espansione. E' chiaro che procedendo verso sinistra, e dunque andando indietro nel tempo, ci si avvicina sì al momento principale, ma ci si avvicina sempre meno man mano che la distanza si riduce. Di fatto, questo momento zero non è raggiungibile, perché non si può dividere un numero finito per zero. Lo zero non è nel campo di esistenza di quella funzione, e alla stessa maniera, il momento zero non è previsto nella teoria del big bang. Il tempo si addensa infinitamente a destra dello zero, in maniera tale che non esiste nessuna palletta di materia originaria. Tutto quello che esiste è l'esplosione e la successiva espansione. Non ha senso applicare il concetto di causalismo all'origine dell'universo stessa, e non c'è alcun bisogno di ricorrere a entità creatrici perché la teoria è completa senza di esse.
Quello che invece si fa quando si pensa a una divinità è derivare questo infinito da potenze di cose finite: Dio è infinitamente buono. Cosa significa nessuno lo sa. Si prende semplicemente una categoria finita, la bontà, della quale abbiamo esperienza, e la si mostrifica in un'infinita bontà. Questo procedimento è piuttosto banale e infantile, eppure riscuote un certo successo perché incontra la familiarità che abbiamo col finito, e la mistifica in maniera da farci credere ragionevole qualcosa che è in definitiva una gran stupidaggine.
Ciò che invece è notevole è che pochissimi hanno familiarità con il concetto di infinito matematico, e che la maggior parte delle persone "scafate", se chiedi loro quanto fa un numero finito diviso per zero, ti risponderanno con soddisfazione: "infinito!"